venerdì 31 maggio 2013

Luciano De Blasi e i Sui Generis sono Contronatura. Per fortuna!


Quando qualcosa è definito dai più Contro Natura potete essere certi, la maggior parte delle volte almeno, che in qualche modo racchiuda in sé un mondo da scoprire. Se nWilde sosteneva di poter resistere a tutto fuorchè alle tentazioni, ad un primo ascolto di Contronatura di Luciano De Blasi e i Sui Generis, ci si ritrova catapultati in un'atmosfera dove le passioni fanno da padrone. Rabbia, malinconia, amore, gioia, euforia (indotta e non) vi condurranno attraverso strade dominate dalle tentazioni. Prima di tutto la tentazione di riascoltare i testi, vere e proprie poesie moderne che, proseguendo dettami dell'avanguardia poetica degli anni settanta, riescono a far riflettere attraverso argomenti assolutamente popolari. Scivolando tra i luoghi comuni, senza essere mai banale, Luciano & co. affrontano temi di attualità con quella vena di umorismo e sarcasmo tipica di chi, a furia di osservare, si è stancato di tacere. Quello che ad un primo ascolto può infatti sembrare un album piacevolmente ballabile con una leggera vena polemica, già ad un secondo ascolto si svela per ciò che è: un disco di denuncia. Non fraintendetemi, non intendo un'opera politicizzata e di protesta ma di denuncia verso alcuni mali che affliggono la società moderna. Mali che spesso non vengono cantati ma solo sussurrati per paura di giudizi o ripercussioni. Ma anche mali minori, dettati da ignoranza o superbia che ci circondano affiorando di tanto in tanto... Come accade nella miglior tradizione cantautorale, termini che se associati possono dare adito a pericolosi fraintendimenti, il ritmo, spesso, è orecchiabile e leggero in assoluto contrasto con i testi, pervasi di un cinismo che rimanda ai grandi cantautori della tradizione italiana. Le sonorità di Guccini e De Andrè unite ad un saggio utilizzo dell'ironia ereditato da Gaber e Iannacci rendono questo album una sorta di tributo a chi, con sagacia, bravura e intalligenza, ha raccontato mezzo secolo di storia nazionale. Ma Contronatura è prima di tutto un disco piacevole, per le orecchie, per il cervello e, soprattutto, per il cuore.

Eccovi un assaggio dell'album!





giovedì 30 maggio 2013

Christopher Moore, viaggio semiserio tra Sacerdotesse, gatte e Signore con le calze a rete


Oggi voglio parlarvi di uno degli scrittori più divertenti e geniali che si possano trovare in circolazione: Christopher Moore. Grazie alla casa editrice Elliot, vera e propria pioniera nel campo della sperimentazione letteraria, poco alla volta anche in Italia possiamo gustarci le opere di questo prolificissimo autore americano. Non è facile tradurre le opere di Moore, cosa che il bravissimo Luca Fusari riesce a fare senza problemi, ed è ancora meno facile proporle ad un pubblico non sempre abituato a ridere del politicamente scorretto; perchè, diciamoci la verità, quello che contraddistinque Chris (così lo chiamano i fan) è proprio la capacità di ridere di tutto e tutti. Pubblicato per la prima volta in Italia agli inizi degli anni '90, conu due capolavori della letteratura umoristica, oggi, proprio grazie alla casa editrice romana, Moore vanta ben dieci titoli all'attivo sul territorio nazionale. Non perderò tempo a parlare delle opere passate, tra le quali emerge magistralmente Il Vangelo secondo Biff, vero e proprio apice della produzione dell'autore ma, oggi, mi concentrerò sulle due perle che quest'anno, come ogni anno ormai, ho avuto il piacere di trovare nello stand della Elliot al Salone del Libro: Il karma del gatto e, soprattutto L'isola della sacerdotessa dell'amore. Se il primo dei due titoli, un libretto di circa 100 pagine, risulta quasi un divertissment e raccoglie due racconti scritti in gioventù da Moore e mai pubblicati, col secondo titolo ci si trova davanti ad un'opera acerba che però al suo interno contiene, in potenza, il seme dei capolavori che seguiranno. Ma procediamo per gradi. Come detto precedentemente ne Il karma del gatto sono raccolti due brevi racconti, il primo che da il titolo al libro e il secondo intitolato Nostra signora delle calze a rete, che vi faranno passare un'ora particolarmente piacevole. Acerbi, non particolarmente articolati e con pochissima trama, i due racconti costituiscono una sorta di battesimo del fuoco per quello che diverrà uno dei più divertenti autori contemporanei.
In L'isola della Sacerdotessa dell'Amore, invece, si camnia decisamente tono. Scritto nel 1996, quando in pratica in Italia era semisconosciuto, la storia introduce personaggi che i più affezionati lettori riconosceranno subito, primo tra tutti un amico che non sopporta la luce. Tra antichi culti e culti del cargo, Moore ci guida attraverso una civiltà sconosciuta in compagnia di "uno sfigato intrappolato nel corpo di un figo" e di una Dea capace di affascinare e ferire con voluttà e semplicità.
Oggettivamente non vi troverete di fronte alla più bella tra le opere dell'irriverente autore americano ma, in nuce si scorge già quello che negli anni diverrà il suo tratto distintivo: la capacità di scrivere intorno a tematiche scomode senza perdere la voglia di divertire, a volte fino alle lacrime. Non potrete non adorare Sarapul e Kimi così come, volenti o nolenti, non potrete non rimanere ammaliati dalla Sacerdotessa del Cielo, vera star di questo surreale racconto micronasiano. A metà tra Uno stupido angelo e Il ritorno del Dio Coyote, L'isola vi farà ridere, pensare ma soprattutto vi farà amare personaggi che, normalmente, non sarebbero mai diventati protagonisti di una storia, tantomento di una storia epica, piena di esplosioni, fantasmi e, naturalmente, sesso!

P.S.
Come sempre un piccolo plauso è d'obbligo per il già citato traduttore e per tutti coloro che, con le loro ricerche, hanno permesso a Chris di scrivere un altro libro pieno di notizie, curiosità e aneddoti che forse, non sono altro che pura invenzione.


                                                    


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